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DER ZERBROCHNE KRUG - Heinrich von Kleist

La Brocca Rotta Heinrich Von Kleist Theater Münster

DER ZERBROCHNE KRUG - Heinrich von Kleist

Giustizia a pezzi: tra norma infranta e verità muta – “Der zerbrochne Krug” al Theater Münster
Al Theater Münster (Germania), sotto la regia di Wilke Weermann, viene proposta un’interpretazione moderna della celebre opera di Kleist: "La brocca rotta". – Un discorso sulle strutture patriarcali e il diritto consuetudinario:

Nella stanza della giovane Eve è andata in frantumi una brocca. La testa e il piede del giudice di villaggio Adam sono feriti, la parrucca d’ordinanza è sparita e, senza preavviso, il consigliere giudiziario Walter si presenta nella stanza, pronto a ispezionare la giustizia di Utrecht. Il fidanzato di Eve, Ruprecht, sospetta che un amante abbia rotto la brocca, la vicina afferma di aver visto il diavolo saltare dalla finestra, lasciando una parrucca tra le griglie.

Recensito da Fabian 02. June 2025

Giustizia a pezzi: tra norma infranta e verità muta – “Der zerbrochne Krug” al Theater Münster



Molti giudici sono incorruttibili, nulla può indurli a fare giustizia.”
Bertolt Brecht


Nel Krug messo in scena da Wilke Weermann al Theater Münster, la materia kleistiana viene interrogata non come testo da tramandare, ma come dispositivo tragico da riattivare. Il cratere infranto – oggetto minimo e insieme assoluto – non è più semplice pretesto drammaturgico, ma epifania di un ordine simbolico in rovina. Qui, ciò che va in frantumi non è solo un vaso: è l’illusione stessa che la giustizia possa autogiustificarsi.


Il giudice Adam, figura già ambivalente in Kleist, si manifesta ora come corpo decadente dell’autorità: trascinato sulla scena con la testa tumefatta, senza parrucca e senza pudore, egli incarna un potere che ha perduto ogni fondamento trascendente e si aggrappa alla pura forma del processo per sopravvivere. Ma ciò che accade in questa camera trasformata in tribunale è più che una farsa: è l’autopsia di una giurisdizione che non giudica più, ma si ripete, come un rituale svuotato.


Al centro di questo vuoto, la figura di Eve si staglia non più come oggetto passivo del desiderio e del sospetto, ma come soglia fragile tra silenzio e parola. In lei si concentra la tensione insostenibile tra verità vissuta e linguaggio normato: ha subito l’abuso, ha visto l’inversione dei ruoli, ha toccato l’impunità del colpevole. Ma ciò che la regia di Weermann rende radicale è proprio il momento in cui Eve prende voce: non come denuncia, ma come rottura dell’ordine simbolico. È qui che la scena implode. È qui che il testo si disarticola.


Il teatro, nella sua dimensione più essenziale, si fa allora giudizio immanente: non più rappresentazione di un processo, ma processo stesso. La scenografia spogliata, le luci glaciali, i costumi anacronistici – tutto coopera a far crollare la distanza tra finzione e realtà, tra il “là” del dramma e l’“ora” dello spettatore. L’Utrecht di Kleist diventa ovunque; il diritto consuetudinario patriarcale, che Weermann disossa con sottile ferocia, continua ad abitare il nostro presente.


Non c’è redenzione in questa lettura. Adam non viene punito, e questo non è un errore narrativo, ma una diagnosi dell’epoca: l’ingiustizia non ha bisogno di legittimazioni, le bastano le abitudini. Ma nella ferita aperta da Eve – nella sua voce non più contenibile – si apre una possibilità altra: quella di una giustizia che non coincida con la legge, e di una verità che non chieda permesso per esistere.


La verità è simile a una luce che, se troppo intensa, può accecare anziché illuminare.”
Heinrich von Kleist


Der zerbrochne Krug si fa così tragedia del diritto e della parola: un luogo dove il riso si spegne sulla soglia dell’orrore, e dove il giudizio, finalmente, passa nelle mani dello spettatore. Chi ha visto, chi ha taciuto, chi ha riso: nessuno è innocente.


“Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo.”
Platone