Fucknews.art: Recensioni e notizie su cinema, arte, lifestyle e filosofi

Un frammento della vita di Goliarda Sapienza, scrittrice e attrice anticonvenzionale anche attraverso la sua esperienza di detenzione nel carcere femminile di Rebibbia negli anni Ottanta. Condannata per un furto minore, Goliarda entra in contatto con un’umanità sommersa fatta di corpi, storie e solidarietà. Lontano da ogni retorica carceraria, il film segue il legame profondo e ambiguo tra Goliarda e Roberta, giovane detenuta dall’identità sfuggente, in un percorso che scardina le dicotomie tra dentro e fuori, normalità e devianza, cultura e sopravvivenza.

Aspettando Re Lear si configura come un’opera interdisciplinare e immersiva che coniuga linguaggi del teatro, del cinema e delle arti visive contemporanee, dando forma a una narrazione che documenta e al tempo stesso interpreta il processo creativo legato alla messa in scena del Re Lear di William Shakespeare. Attraverso l’osservazione delle prove, l’esplorazione dei luoghi e la restituzione delle riflessioni esistenziali che emergono durante l’allestimento, il lavoro assume i tratti di un’indagine meta-teatrale. Ambientato tra il Teatro Goldoni e alcuni luoghi simbolici della città di Venezia – tra cui le Prigioni Nuove, il Palazzo Ducale, l’Arsenale e la Fondazione Cini – il documentario si articola come un percorso sensibile e visionario che travalica i limiti della scena, per divenire esperienza onirica e riflessione sulla rappresentazione stessa.

 

Durante una riunione in una scuola elementare norvegese, i genitori vengono convocati per discutere un grave episodio avvenuto tra due bambini di sei anni, Armand e Jon, che sono anche cugini. Armand è accusato di aver avuto un comportamento sessuato inappropriato nei confronti di Jon, e sua madre Elisabeth, vedova,  deve affrontare le accuse in un clima di crescente tensione. Nel corso della riunione, i confini tra colpa, innocenza e percezione si confondono, portando a una lenta ma inesorabile confusione emotiva.

 

Bailey ha dodici anni e già porta addosso il peso di un mondo rotto: quello degli squatter. Cresce nel Nord Kent, tra palazzine graffitate e sbriciolate e sogni che non arrivano mai a fine giornata. Suo padre, Bug, l’ha messa al mondo da adolescente e ora sta per sposare Kayleigh, anche lei diventata madre troppo presto. In quel quartiere è la normalità: madri ragazzine, uomini rabbiosi, violenza che si mangia l’infanzia.

Ogni giorno, Bailey combatte. Contro il corpo che cambia, contro la paura che Skate il nuovo compagno della madre, sia l’ennesimo uomo da cui difendersi. Contro il pensiero fisso che i fratelli più piccoli possano finire male. Nessuno protegge nessuno, lì dove vive lei, tranne il fratello Hunter.

Poi arriva Bird, uno strano tipo, un folletto fuori posto come un sogno in mezzo al fango. È diverso. È imprevedibile. E in un modo che Bailey non capisce subito, potrebbe cambiare tutto.

Nel cuore del MAS di Santander – si apre un varco nel tempo: Art Book, ultimo sussurro visivo di Fernando Bermejo, si offre come un atlante di apparizioni interiori. La sala Espacio MeBAS, al primo piano, si trasforma fino all’8 giugno 2025 in un luogo di sospensione, dove l’arte non espone ma sollecita. Il gesto di Bermejo non è commemorativo, ma oracolare: ci parla dal limite – la soglia pandemica del 2021 – là dove il mondo ha esitato e la pittura, in silenzio, ha registrato ciò che la parola non poteva dire.

 

A Cabinet of Wonders è un omaggio all’arte del collezionismo e si svolge nello splendido contesto di Palazzo Grimani — un tesoro a sé stante. Un tempo dimora di Giovanni Grimani – mecenate visionario, la cui rinomata collezione di statue greche e romane è recentemente in parte tornata a Palazzo dopo più di 400 anni – non poteva esserci luogo più adatto per una simile esposizione, dove gli echi della grandezza rinascimentale incontrano la curiosità contemporanea.

La costellazione di opere di Tatiana Trouvé che occupano i tre piani di Palazzo Grassi accompagna il visitatore tra mondi interiori ed esteriori in cui convergono sogni, ricordi e visioni. 

L’esposizione indaga la ricorrenza e la metamorfosi di motivi all’interno delle opere principali di Schütte, dagli esordi fino al presente.