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Allégorie citadine

Allégorie Citadine

Alice Rohrwacher

Drama • 2024 • 21 mins

Recensito da Beatrice 12. September 2024

Scopo dell’arte non è riprodurre il visibile ma renderlo visibile.

Una giovane donna con bambino corre: deve fare un provino, è una ballerina.

In una Parigi quotidiana piena di ombre e immagini inizia il percorso di Jay, un bambino curioso che inizia a porsi delle domande.

Leo Carax è il regista che sta preparando il balletto ispirato al mito della caverna di Platone.

Dopo il funerale che si celebrava in Omelia contadina, il precedente lavoro di Rohrwacher-JR, dove le immagini si fondevano con la natura circostante qui emerge un divieto: divieto di affissione che Jay infrange con agilità.

La scritta in realtà non è altro che un’immagine affissa su un muro svelando la quale compare un’immagine che rivela un’altra realtà.

Ecco il primo indizio: Platone sostiene che le immagini sono imitazione di imitazione perché l’artista non imita la verità assoluta e perfetta quale si trova nel mondo ideale, bensì la realtà sensibile, pertanto l’immagine è la copia di una copia… lontanissima dall’originale, dalla verità.

Quindi cosa scopre Jay infrangendo il divieto di affissione e scoprendo un’altra immagine?

Rimane al livello della copia del sensibile e quindi della illusione di cui è fabbrica il cinema e l’arte in generale.

Il cinema e l’arte, attraverso questo percorso creativo, non è in grado di consentire l’uscita dalla caverna oppure può iniziare a smascherare il gioco delle ombre che altera la realtà delle cose?

Tra ombre-illusioni, realtà sensibile e realtà ideale ci sono tre passaggi e se qualcuno come un bambino riesce a liberare lo sguardo e a scoprire cosa c’è oltre, cosa potrà fare una volta che si sente solo e sente la necessità di condividerlo con gli altri? Questi altri lo ascolterebbero, gli crederebbero?

O preferirebbero rimanere nella caverna confortati dall’abitudine delle ombre illusorie?

Certo il suo sarebbe il primo passo per un atto rivoluzionario, quello di spezzare le catene che costringono i movimenti del corpo e del pensiero per iniziare a muoversi in modo diverso.

Una Parigi immersa nei rumori della vita quotidiana può essere violata, sottratta ad un andamento illusorio per sollecitare uno sguardo altro che vada oltre le abitudini ingannevoli.

Così cinema e arte costruite sulle immagini copie di copie possono squarciare il velo della fallace e mistificatoria pseudorealtà?

La domanda finale è un vero atto di resistenza filosofica, artistica, esistenziale:

Perché dire che le immagini sono illusioni se le catene sono reali?

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