L'albero

Sara Petraglia L'albero Drama • 2024 • 1h 32m

Recensito da Beatrice 21. March 2025

Giovane è chi non ha ancora un destino, chi è sospeso in un attimo che non sa come vivere.

Bianca va a vivere in un appartamento condiviso con Angelica, al Pigneto, Roma, zona richiesta dai giovani e vicina a La Sapienza, da una finestra si vede un pino maestoso. Teoricamente iscritta all’università, in realtà Bianca si aggira in una dimensione quasi evanescente, intrappolata in un sodalizio con l’amica che oscilla tra l’affetto e l’illusione di una reciprocità sentimentale mai del tutto realizzata.

Il suo universo interiore si nutre di letture intense, con Leopardi come compagno di malinconie, e di frammenti di scrittura che rimangono sospesi tra il desiderio di creare e l’impossibilità di superare un nodo esistenziale irrisolto: erba, droghe sintetiche e la dipendenza dalla cocaina, condivisa con l’amica, si impone come rituale di un’esistenza sfuggente. Ogni esperienza per Bianca si dissolve con la stessa velocità con cui emerge: l’amore, la percezione del tempo, il senso stesso della propria presenza nel mondo.

La gioventù non ha né passato né futuro. Ha solo il presente, che le sfugge come sabbia tra le dita.

Le loro peregrinazioni notturne per i locali romani, in una fuga senza direzione le porterà anche a Napoli. Al di là dell’abbandono annunciato da Angelica, il vero nodo drammatico del film resta la lotta interiore di Bianca con la sua dipendenza, un conflitto che si declina tanto nella dimensione economica quanto in quella emotiva, costringendola a scelte che oscillano tra la convinzione e la rassegnazione. Sullo sfondo, la presenza di un’altra amica, afflitta da una malattia che incarna un ulteriore tassello di questa condizione esistenziale fragile e precaria.

Il film di Sara Petraglia è il tentativo di dare voce a un frammento di generazione, la ricerca di una sobrietà espressiva non riesce a distinguersi per particolari intuizioni stilistiche. Il minimalismo dei dialoghi e la performance convincente delle protagoniste rendono la visione scorrevole, ma non necessariamente incisiva. Il ritratto di questi giovani, smarriti tra inquietudini, aspirazioni incerte e un costante senso di precarietà emotiva, si allinea a una tipologia di narrazione ormai consueta, che non sorprende né si impone con forza.

L’idea appare suggestiva, ma non pienamente fondata. La tendenza di incedere nelle derive esistenziali delle giovani generazioni sembra un déjà vu cinematografico. Vi è una moltiplicazione di racconti incentrati su adolescenti appartenenti alla borghesia cittadina, lontani dagli archetipi pasoliniani della marginalità estrema. E vi è un’attenzione costante a un punto di vista femminile, spesso declinato in chiave intimista e privo di eccessi drammatici. Tuttavia, al di là di queste caratteristiche comuni, la sensazione è che il tutto rimanga in una zona di confort narrativo, un esercizio di osservazione più che una reale immersione in un sentire generazionale autentico.

Un film piuttosto convenzionale, un’opera destinata a non tracciare un segno indelebile. Un racconto onesto, certo, ma che rischia di dissolversi nella consuetudine di un cinema che si guarda attorno con garbo, ma senza il coraggio di spingersi oltre.

La giovinezza è un sogno, una forma di chimica folle.

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