L'inganno

Sofia Coppola L'inganno Drama • 2017 • 1h 31m

Recensito da Beatrice 23. June 2023

1864 Guerra civile americana.

In territorio sudista, nei pressi di un internato per ragazze di buona famiglia, la giovanissima Amy, mentre raccoglie funghi, trova un nordista seriamente ferito ad una gamba.

Decide di soccorrerlo e lo aiuta a raggiungere l’edificio in mezzo ai boschi dove le dame e damigelle presenti si prenderanno cura di lui.

Miss Martha Farnsworth, si trova in una situazione di compromesso tra il pericolo di avere un uomo in casa, un soldato dell’Unione peraltro, e il senso del dovere che le impone di offrire aiuto.

Curerà personalmente la ferita del caporale John McBurney, mentre le altre gentili e eleganti fanciulle della struttura cercheranno di essere scrupolosamente partecipi alla situazione imprevista tra una lezione e l’altra della delicata e raffinata insegnante Miss Edwina.

Il pericolo è soprattutto quello di nascondere alle truppe sudiste, che spesso controllano la zona, la presenza dello straniero, “scomodo” ospite.

Il remake de La notte brava del soldato Jonathan, è solo un pretesto che la Coppola usa per rappresentare il mistero di cui il maschile non sa neanche immaginare il codice: il mondo femminile.

Fuori gli uomini giocano ai soldatini, facendo la guerra; dentro le donne giocano con le bambole e i “bambolotti”.

Durante i conflitti più o meno civili si sa che le donne sono oggetto di stupro, quindi occorre essere molto prudenti e soprattutto sublimare il corpo attraverso il supplizio della perfezione e della compostezza, mentre il desiderio erotico gioca nell’imprevedibilità di una presenza che si fa immobile e proprio per questo desiderabile.

In questa collegio/internato si palesa la presenza di “altro oltre lo studio”; la carità cristiana non è che un subdolo strumento per “non indurre in tentazione i soldati”, e occorre pregare insieme al caporale prima di dormire e occorre riflettere sulla sua presenza.

I pranzi di “Babette” elegantemente confezionati per lo straniero, rappresentano un compiaciuto cedimento allo spazio del desiderio che è tale solo perché sempre dilazionato.

D’altronde c’è chi sa che “tutti facciamo cose che non avremmo mai immaginato” e se da un lato le signore hanno imparato la lezione del caporale ossia che il nemico non è quello che si pensava, tuttavia le stesse signore fanno presto a diventare quelle “puttane vendicatrici” come le chiama l’insospettabile soldato/nemico non appena disattendono le sue virili aspettative…

Ecco che la guerra civile si fa in casa, e la guerra più lunga, mondiale, eterna, atavica senza trattati di pace diventa quella tra il soldatino e la bambola.

E la guerra si fa di carne, e se “il coraggio è solo quello che richiede il momento”, le bambole sanno diventare di algida porcellana.

E mentre la morte “si fa bellissima” e i libri di anatomia servono per mettere “ i punti in linea retta”, il sofisticato humour che accompagna il film fa procedere la Coppola, con maliziosa direttività, al punto di convergenza.

L’inganno restituisce legittimità alla perversione del gioco: un asciutto esercizio di stile incornicia un equilibrio concettuale e strutturale alla dinamica della creazione artistica.

Erotismo, desiderio, favola, agone; dilatazione sgranata di una evidente seppur invisibile condizione: l’amor scortese tra la bambola e il soldato.

“ Una donna che sa fare la donna, sa anche giocare con la sua maschera, sa giocare con il sembiante femminile, sa essere il “sintomo di un uomo”, il che significa che sa godere nel tenere la posizione dell’oggetto nel fantasma maschile”, sosteneva Lacan e la Coppola sa descrivere molto bene l’autocastrazione della bambola, che ne “le vergini suicide” addirittura decide per l’autoeliminazione. E questo perché il godimento maschile è governato da un fantasma feticistico mentre quello femminile si abbrutisce difronte alla brutalità acefala del godimento fallico.

La guerra civile riscritta dalla regista ha come protagonisti due continenti alla deriva, il godimento maschile e il desiderio femminile, che non si armonizzano perché non possono; non c’è possibilità di conciliazione tra loro se non nell’ipocrisia costruita dall’industria culturale.

Il “rapporto sessuale non esiste” diceva Lacan, c’è l’ingombro del fallo che vincola all’incubo dell’avere”.

Queste donne egregiamente rappresentate sono poste difronte ai loro dilemmi che rendono possibile l’incontro con la verità scabrosa del loro desiderio inconscio senza però mai pretendere di guidarle verso un ideale di normalità che non esiste.

La Coppola si diverte a giocare con tutto questo, creando un raffinato affresco ironico a tratti sarcastico sulla condizione donna/uomo; una guerra spesso (in)civile, non dichiarata di una schiavitù reciproca ma soprattutto giocata sull’impervia istanza del proprio IO.

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