La chimera

Alice Rohrwacher La Chimera Drama • 2023 • 2h 10m

Recensito da Ema 27. November 2023

I vivi e i morti, l’aldilà e l’aldiquà, la terra e il cielo, l’avidità umana, la capitalizzazione del non capitalizzabile, l’amor perduto, l’illusione, il matriarcato…

Tuscia anni ottanta, Arthur è un inglese con un dono particolare: percepisce il vuoto sotto al terreno, vuoto che nasconde tesori appartenenti al periodo etrusco. Insieme ad un gruppo di sgangherati tombaroli vende tali reperti ad un misterioso compratore. I tombaroli sfruttano il sottosuolo e la storia per per fare soldi, ma vengono sfruttati a loro volta, i reperti che recuperano verranno loro pagati meno dell’effettivo valore.

Il dio denaro è l’entità che governa l’universo di “La chimera”, l’unico personaggio libero dai meccanismi del ricavo economico a tutti i costi è Italia, la giovane “serva” della madre del grande amore di Arthur, una ragazza morta che appare sempre in sogno al protagonista.

Alice Rohrwacher continua ad utilizzare il realismo magico per creare opere terrene e marxiste. Cortocircuiti cinematografici che annientato svariate coordinate spazio-temporali per condurre in dimensioni “altre” eppure così reali ed attuali.

Colonna sonora che mischia il sacro al profano (la lirica e Vasco Rossi), paesaggi industriali degni di Antonioni, attrici dalla fisicità felliniana che guardando in macchina (un chiaro omaggio alla nouvelle vague) ci raccontano il femminismo insito nella cultura etrusca, l’utilizzo della pellicola per donare verità al film. Tutto il cinema passato di Alice trova di nuovo forma e sostanza tra le pieghe di questo racconto favolistico.

La brama di ricchezza dei personaggi si fa anche desiderio di cambiare il proprio misero destino, la regista non è così moralista da giudicarli esclusivamente in modo negativo, la loro ambizione si amalgama con quella di Arthur, la cui chimera è ricongiungersi con l’amata in un dialogo poetico tra vita e morte, tra bisogni terreni e astrazioni ascetiche.

Aprire dei luoghi inviolabili significa per la Rohrwacher parlare dell’invisibile, di ciò che è mistico e di ciò che non lo è più.

Cinema libero, volutamente personale e difettoso, totalmente slegato sia dalle aspettative del pubblico medio sia dalla critica.

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