LA GRANDE BELLEZZA

Paolo Sorrentino La Grande Bellezza Drama • 2013 • 2h 22m

Recensito da Beatrice 27. June 2023
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Nome: Jep

Cognome: Gambardella

Età: 65 anni

Professione: scrittore di un libro dal titolo "L'apparato umano", giornalista, dandy.

Tratti particolari: compiaciuta indolenza, esploratore indiscreto dei vizi umani

Trasferitosi a Roma da molti anni per diventare l'inquisitore della mondanità, si alimenta di un infinito apparato zoologico umano, un circo di personaggi "impresentabili".

Roma è il pretesto indispensabile: la sua potente e impassibile bellezza la rende grande, imponente e indifferente. Una città sontuosamente sorniona, nella quale Jep si aggira in modo stanco e disincantato sebbene curioso, tra una umanità in evidente stato di decomposizione.

Villa Borghese, Gianicolo, Piazza Navona, terrazza sul Colosseo, sontuosi palazzi nobiliari: "o Roma o morte". Un inno sul quale trionfa la Carrà di "a far l'amore comincia tu" nella pacchiana cover di Bob Sinclair; musica dallo stordimento grottesco e caduco delle feste barocche e volgari a ritmo cafonal. Un incubo infernale sul quale aleggia il sorriso sarcastico di Jep l'inquisitore.

Spogliarelliste come vetrofanie, balli di gruppo da villaggio vacanze.

Dal Dies Irae di Preisner al Torino Vocalensemble, affreschi umani, bambini, giardini, feritoie; estetismi esasperati, vacui e dolenti snob intrisi di intellettualismo decadente.

"A Roma si è compiuto il marxismo, non si può spiccare per più di una settimana"..., il vortice della mondanità ti fagocita demolendo definitivamente la fragilità dell'apparire. Vivere sull'orlo della disperazione sembra un diritto e prendersi in giro un dovere.

Il progetto è nella demolizione della futilità della ricchezza più dannosa che inutile.

Chirurgia estetica, eritrosi, eccesso, orrore, oscenità: un sublime SPOT sul vuoto umano; un romanzo senza storia di una pseudo performance esistenziale; un puzzle scomposto e incompiuto di una bellezza troppo grande per essere bella: non c'è proporzione, né giusta misura.

La nostalgia rimane l'unico svago per chi diffida del futuro e un romanzo sul niente non si può scrivere. La noia diventa nausea e l'apollineo senza dionisiaco assoluta putrefazione della superficie senza profondità.

Solo la santa in ciabatte mangia radici e non parla di povertà "perché la povertà non si racconta ma si vive".

L'uomo folle che annunciava la morte di Dio, non trova la grande bellezza e figuriamoci il superuomo ma un miserabile che non può far altro che decretare la morte dell'umano, la vita come sepolcro. La bellezza è semplicemente un attimo e la vita è solo un trucco.

Un film di frammenti di un discorso dilaniato di fronte al quale Munch più che un urlo farebbe una orrida smorfia.

Siamo funzionari in mano alla volontà; le orme del sacro non si ravvisano più.

Uno sguardo diretto, maestosamente decadente; una visione illuminante e accecata, un linguaggio cadenzato e afasico, un tocco invadente e presuntuoso.

La grande bellezza e l'infinita miseria nascosta.

Così parlò Sorrentino, un film per tutti e per nessuno. Amen

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