Materialists

Material Love

Celine Song

Romance • 2025 • 1h 56m

Materialists

In una New York sciocca, rarefatta e controllata, dove il tempo sembra rallentare nei salotti del benessere e nei corridoi degli algoritmi relazionali, Material Love segue la storia di una consulente matrimoniale d’élite, specializzata nel costruire coppie “perfette” sulla base di criteri materiali: reddito, altezza, provenienza culturale, inclinazioni politiche, stato sociale. L’amore è ridotto a una formula, e il compito dell’agenzia non è più quello di far incontrare le anime, ma di rendere compatibili i dati. Nessuno spazio per il caso, il disordine, l’imprevisto.

Recensito da Beatrice 29. July 2025
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In tempi di shopping affettivo, il rischio non è più innamorarsi, ma essere scelti come prodotto in saldo.
Eva Illouz
 
Nel suo nuovo film Material Love, Celine Song porta sullo schermo una riflessione ambigua, sulla trasformazione dell’amore in un algoritmo contrattuale. Ambientato in una New York filtrata da geometrie digitali e pulsioni economiche, il film non offre risposte, ma pone domande semplici: cos’è oggi l’amore, se non un accordo tra due parti che devono corrispondere a requisiti prestabiliti? Fino a che punto è ancora possibile parlare di sentimento, quando l’incontro tra due persone avviene attraverso un’agenzia matrimoniale che seleziona partner sulla base di dati anagrafici, tendenze politiche, lineamenti estetici, e persino coefficienti economici?
Il cuore pulsante del film non è tanto la storia d’amore, quanto il suo fallimento previsto, atteso, ingegnerizzato. L’agenzia, che funge da regista invisibile, non promette l’amore, ma la compatibilità. È una compatibilità misurata in base al reddito annuo, all’altezza, al colore della pelle, alla provenienza culturale e allo status sociale. Parametri che costruiscono il partner ideale come se fosse un investimento, un asset, un upgrade del sé attraverso l’altro.
Song, con una regia più mirata che ispirata, costruisce un mondo in cui l’amore non è più un rischio, ma un calcolo. Ma proprio in questa razionalizzazione, il film adopera il suo bisturi critico. Perché se ogni incontro avviene solo tra soggetti filtrati da criteri quantificabili, cosa resta dell’imprevedibilità dell’amore? Dove si colloca il desiderio, che per definizione sfugge alla norma e resiste alla standardizzazione?
 

Il desiderio non è ciò che manca, ma ciò che eccede: e per questo sfugge al calcolo.
Gilles Deleuze

Tuttavia, non tutto è risolto con uguale forza. A fianco di protagonisti più misurati e credibili, il resto del cast cade  in una recitazione manierata, tipica del mainstream statunitense più scolastico, dove la sceneggiatura – a tratti dozzinale – appesantisce il racconto, rendendolo fastidioso e poco convincente. Si ha la sensazione che il film, pur toccando temi complessi come l’abuso sessuale e il condizionamento socio-economico delle scelte affettive, miri in realtà a confezionare un prodotto commerciale, calibrato per una fruizione universale, privo di autentico rischio formale o concettuale.
Del resto, non c’era da aspettarsi troppo da Celine Song, la cui opera precedente Past Lives era già parsa ampiamente sopravvalutata. Anche qui la regista si muove con apparente profondità, ma resta incagliata in una narrazione che cerca consenso più che verità.
Material Love non offre risposte, ma deposita un esile dubbio che tuttavia continua a vibrare anche dopo i titoli di coda. Non ci chiede tanto di definire cos’è l’amore, quanto di osservare con lucidità cosa sia diventato nella sua versione più addomesticata e mercificata: un catalogo di tratti desiderabili, una vetrina di profili calibrati, simile più a un mercato del lavoro che a un incontro tra soggettività. Qui non si cerca chi sappia amare, ma chi sappia combaciare: come un abito sartoriale, come un prodotto su misura, come una voce in un database. Eppure, la vertigine dell’amore autentico – quella che sfugge a ogni logica, che sconfina nell’irrazionale, nell’eccesso, nella dismisura – viene anestetizzata, ridotta a transazione tra corpi animati da bisogni compatibili. Il vero cortocircuito, allora, non è tanto nel sistema, ma nel modo in cui si accetta e addirittura si chiede e si paga per farsi selezionare.
 
 
La società del controllo sogna un amore sicuro, prevedibile, garantito. Ma l’amore, per definizione, è l’imprevisto.
Slavoj Žižek

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