La Giovinezza

Alpi svizzere: in un elegantissimo resort convivono gli ospiti più disparati.

Donne arabe, attori di Hollywood, coppie afasiche, monaci buddisti, ex-calciatori obesi con moglie porta ossigeno, massaggiatrici, prostitute improbabili e miss universo in viaggio premio.

Mick è un regista ottantenne afflitto dalla prostata e non esita a girare il suo film "testamento".

Fred, coetaneo, è un famoso compositore e direttore d'orchestra che non cede di fronte ad alcuna lusinga e tantomeno a quella più irrinunciabile.

I figli di entrambi rappresentano il loro punto di osservazione sul mondo e su quello che sono stati.

Il passato sembra lontanissimo il futuro troppo vicino.

Sono molto amici e di lunga data e sono in vacanza; fanno lunghe passeggiate e si confrontano su ben poco che non siano gli esiti della ritenzione urinaria, i commenti sui rispettivi figli, le goliardiche scommesse.

Il narcisismo di Fred subisce un severo attacco in forma di monologo da parte della figlia, lasciando colui, che non sa amare, nella più assoluta apparente indifferenza.

La famiglia, la coppia, il successo, il sesso; tanta ironia piena di livore evidenzia il pregiudizio sulla bellezza femminile, mentre il potere maschile si accomoda.

I corpi parlano e la musica suona i rimpianti, i rimorsi rimossi, gli egoismi e gli stereotipi di genere.

Frammenti di un discorso esistenziale accompagnano un residuo di vita che irride la monarchia, che dichiara sopravvalutate le emozioni, che afferma la perversione della leggerezza e decreta la passione per la finzione.

Il tutto scandito dalla dolente presenza umana del preludio "des pas sur la neige" di Claude Debussy; niente poteva essere più efficace in un paesaggio montano che nonostante l'assenza della neve e la presenza del lusso, riesce a cadenzare in modo inesorabile il metronomo dell'esistenza.

"La musica non va capita", dice Fred, "accade", come accade la vita.