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Rapito

Rapito

Marco Bellocchio

Drama • 2023 • 2h 5m

Un ragazzo ebreo viene rapito e convertito al cattolicesimo nel 1858.

Recensito da Beatrice 25. May 2023

A sei mesi di vita, all’insaputa dei genitori, Edgardo Mortara, nato in una famiglia ebraica di Bologna, viene battezzato dalla domestica Anna Morisi che lo riteneva a rischio di morte imminente.

Dopo circa sette anni l’inquisitore di Bologna, padre Pier Feletti, saputa la storia, fa irrompere la gendarmeria pontificia nella casa della famiglia Mortara per portare via Edgardo e farlo crescere in un collegio cattolico.

La legge degli Stati Pontifici prevedeva il divieto a persone di altre fedi di crescere i cristiani, facendo perdere ai genitori del bambino la patria potestà.

In nome del NON POSSUMUS, ossia del rifiuto basato sull’osservanza di leggi divine e canoniche, Pio IX giustifica l’allontanamento del bambino dalla sua famiglia di origine; i bambini erano il simbolo del potere del papa in un momento di crisi dello stato pontificio.

Sotto il suo pontificato fu proclamato (1854) il dogma dell'Immacolata Concezione e definito quello dell'infallibilità pontificia nel concilio Vaticano I (1870).

Bologna apparteneva allo Stato Pontificio, Pio IX era il Papa Re e qui si riteneva che gli ebrei fossero imbevuti di superstizioni, pertanto Edgardo Mortara sarebbe potuto tornare a casa solo se la famiglia si fosse decisa a convertirsi al cristianesimo.

E mentre tutti i bambini del collegio, tra i quali Elias, un bambino dalle idee molto chiare, prelevato dal ghetto di Roma, vengono indottrinati alla religione, Edgardo, disorientato dalla iconografia violenta delle chiese cattoliche, risponde perfettamente alla domanda sul dogma: “un principio accolto senza fare domande né discutere perché viene da Dio”, se Dio tuttavia è un unico Dio, le preghiere dedicate a un bambino malato di cuore, sarebbero dovute bastare a salvarlo ma tuttavia sono state inutili….

Il timore e il tremore di un Dio che legge i tuoi pensieri, insieme alla lontananza dalla famiglia e all’ambiente per molti aspetti confortevole e rassicurante, determinerà le decisioni di un ragazzo ormai adulto; tuttavia Bellocchio non esita ad insinuare continuamente dei dubbi interpretativi sulla storia, sul significato, sui valori da considerare.

Rappresentare un delitto, in nome di un principio assoluto insieme alla volontà disperata e quindi violentissima, di una autorità ormai agonizzante che resiste al suo crollo contrattaccando, rispecchia l’interesse esplicitato dal regista di Bobbio che ritiene il cinema sia “dire senza tacere nulla su cui si è convinti”…

Anche la disumanità dei principi a cui obbedire, sembra grandemente rappresentata insieme all’ottusità bipartisan della coerenza della applicazione di un principio di fede.

Famiglia, religione, potere: mentre il dogma regna, l’inconscio resiste.

E ancor più il concetto della “adialetticità” della verità che partorisce ottuse mostruosità da qualunque parte si trovino: tra sogni di circoncisione e di liberazione dai chiodi della crocifissione.

Tante micro-surreali-oniriche digressioni per non trascurare nulla, per indicare un percorso, per insinuare un dubbio, per esplicitare un concetto.

Il Non Possumus è la dogmatizzazione del principio di non contraddizione, ma mentre la verità è una certezza che ha il suo fondamento nella capacità di togliere tutte le sue negazioni, non si può identificare la fede con la verità, in quanto la fede “crede” proprio perché “non sa”.

Bellocchio pone il focus su ciò che la filosofia fa notare: “identificare la fede con la verità, fare questa confusione, come fanno tutte le religioni quando pretendono di possedere la verità assoluta, significa appropriarsi di una prerogativa, l’intolleranza, che non spetta alla fede, ma alla verità”

Bellocchio shakera LE verità, lasciandole disorientate, in cerca di un rifugio, quel rifugio che solo le chiese e le sinagoghe possono essere… ma se Dio è morto come Nietzsche ha suggerito cosa sono le chiese, le sinagoghe se non i sepolcri di Dio?

La religione biblica contiene in germe una pretesa di esclusività che appare in tutte le sue ramificazioni, ma che forse non le è necessaria, né essenziale. Questa pretesa esclusivista, nei suoi motivi e nei suoi effetti, è la rovina di noi uomini.
Per la verità e per l’anima nostra, noi dobbiamo combattere questa pretesa che è mortale.

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